Accompagniamo da anni Tiberio Bentivoglio nella sua scelta di ribellione all’arroganza e alla violenza della ‘ndrangheta.


Lo abbiamo incoraggiato nei numerosi momenti di difficoltà successivi alla denuncia e al percorso giudiziario sostenuto contro chi pensava di disporre a proprio piacimento della sua vita di uomo e di imprenditore.


Non lo abbiamo mai perso di vista soprattutto quando i problemi economici lo hanno attanagliato nonostante i benefici sopraggiunti grazie al sostegno dello Stato.


E lo abbiamo ammirato quando nonostante i tanti problemi e le numerose vicissitudini non ha mai perso fiducia nello Stato e non ha mai fatto un passo indietro rispetto alla decisione di denunciare facendosi portatore di questa ferma convinzione nei tanti incontri con le scuole e nei tanti momenti pubblici.


È per questo motivo che oggi viviamo con preoccupazione la decisione presa dal Ministero dell’Interno di privarlo del servizio di tutela di cui sin dall’inizio aveva avuto bisogno a causa della sua opposizione a quella prepotenza mafiosa che in questi decenni più volte ha pensato bene di fargli sapere che “loro” non dimenticano.


Non entriamo nel merito della decisione presa e sulle motivazioni che hanno portato a questa decisione –non le conosciamo – ci permettiamo però di ricordare a chi di dovere che “quelli” non dimenticano e che soprattutto in territori difficili come questi simili decisioni indeboliscono sempre di più le vittime della violenza mafiosa. Chi si prende la responsabilità di lasciare solo chi viene indebolito da una decisione come questa?

Presidente Fondazione Interesse Uomo

don Marcello Cozzi

Rettore Uni.Ri.Mi.

don Ennio Stamile

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